I fiori

La materia prima

È vero che a produrre il miele sono le api, ma a renderlo possibile sono le fioriture e le linfe di alcune piante.

Un vaso di miele racchiude un grande e minuzioso lavoro. Per produrre mezzo chilo di miele alle api servono 2 milioni di fiori e per ogni kg di miele percorrono 150 mila chilometri.

Dai fiori le api raccolgono minute stille di nettare che elaborano traducendole in miele, riponendolo con cura nelle piccole celle dell’alveare. Riempite le cellette, le api le tappano con la cera per conservarlo al meglio. Completato il ‘magazzino’ l’apicoltore estrae il miele per centrifuga, purificandolo per filtrazione e decantazione prima di confezionarlo in vasi.

Ape e apicoltori: un legame inscindibile di dedizione, che evidenzia quell’ideale legame tra uomo e natura … tutto da gestire, alimentare e proteggere con amore e passione. Sono queste ultime due doti a rappresentare l’eccellenza dei mieli italiani.

Le api

I produttori

Il numero di api che popolano un singolo alveare varia in base alla stagione. Durante il periodo invernale sono circa 10-20 mila quelle che si stringono tra loro per superare l’inverno.

Con l’arrivo della primavera e la stagione di raccolta, la popolazione dell’alveare comincia a crescere fino a raggiungere il massimo dell’espansione durante la piena estate di circa 90.000 api.

 

Ogni arnia ospita una sola ape regina. La sua dimensione è maggiore rispetto alle altre api. L’ape regina è l’unica feconda e nutrita, diversamente dalle altre, con pappa reale. Essa può raggiungere anche i 5 anni di vita, durante i quali ha un solo compito: quello di procreare.

 

I maschi, o fuchi, sono di dimensioni inferiori alla regina, anche se più grandi delle api operaie. Anche loro hanno una sola funzione: fecondare la regina, incapaci persino di nutrirsi. Il fuco che feconda la regina muore subito dopo l’accoppiamento, mentre gli altri sono scacciati o lasciati morire di fame.

 

Le api operaie sono di piccole dimensioni e hanno una vita media di circa 4 settimane, anche se in inverno possono raggiungere anche i 3 o 6 mesi.

 

Alle api operaie è assegnato il compito della produzione del miele, la loro vita è scandita da fasi precise:

 

  • Dal 4° giorno di vita le larve femmine, destinate a diventare operaie, sono nutrite solo con miele.
    La loro prima occupazione appena mature è la pulizia delle celle con la propoli, sostanza antisettica da esse prodotta.
    Diventano poi nutrici alimentando, tra le altre, quelle larve che esse prescelgono come future regine, con la sola pappa reale e che producono per mezzo delle ghiandole faringee, trasformando il nettare portato dalle api bottinatrici.
  • Dal 13° giorno di vita l’apparato digerente dell’ape operaia si completa ed essa avrà il compito della produzione del miele, sempre elaborando nettare e polline raccolti dalle bottinatrici, passandoli di bocca in bocca fino alla completa trasformazione.
    Parte del miele e del polline sarà consumata per il sostentamento corrente, mentre una parte è invece conservata nelle cellette, che chiuderanno con uno strato di cera e che servirà per alimentare le larve in periodi di carestia.
    L’ape operaia prepara la cera tramite le ghiandole addominali e costruisce i favi, costituiti da cellette esagonali, dove la regina depone le uova e dove conserva miele e polline.
    L’ape operaia, con il battito vorticoso delle sue ali, ventila il miele immagazzinato per ridurre la quantità d’acqua, evitando così la fermentazione.
  • Al 18° giorno l’ape operaia diviene guardiana e il suo veleno diventa più virulento per difendere la porta dell’alveare.
  • Dal 21° giorno in poi l’ambiente oltre l’alveare, per un raggio di 3 km, diventerà il suo campo di lavoro.
  • Per gli ultimi 20/30 giorni di vita l’ape, divenuta bottinatrice, affronterà un faticosissimo lavoro di andirivieni tra i fiori e l’alveare per produrre miele, polline e pappa reale.